Una giornata a Barbiana: Il silenzio diventa voce
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Una foto in bianco e nero: sotto un pergolato sono seduti ragazzi di diverse età.
Qualcuno si appoggia a un tavolo e legge, altri tengono i quaderni sulle ginocchia. Al centro c’è un uomo, seduto su una panca, insegna. Nessuno guarda l’obiettivo della macchina che ha scattato l’immagine. La foto è datata 1950.
Così noi alunni delle classi prime della scuola media Don Lorenzo Milani abbiamo conosciuto il priore e i luoghi della scuola di Barbiana, che poi abbiamo visitato nel mese di Ottobre 2022. E’ stata un’emozione. Dopo un viaggio divertente tra urla e canzoni, ci siamo trovati immersi nel silenzio delle colline del Mugello e il profumo dell’erba fresca, appena arrivati, ci ha strappato un sorriso. Circondati da uno spettacolo verde, abbiamo risalito i 3km del Sentiero della Costituzione: i cipressi ondeggiavano al vento le loro cime e come pennelli dipingevano il cielo.
Stupiti ci siamo ritrovati a pensare che la salita per cui tanto ci lamentavamo era la stessa che fece Don Milani il 7 dicembre del 1954, giorno in cui arrivò a Barbiana, e pure pioveva quel giorno, e la stessa che tutti i giorni percorrevano gli alunni della sua scuola. Il ritmo del nostro passo era scandito dai 52 cartelli che dettano gli articoli della Costituzione. Sì, perché la Costituzione, insieme al Vangelo, a Barbiana era molto studiata: non era solo la legge fondamentale, ma il punto di equilibrio sociale, capace di indicare soluzioni per la costruzione di una società giusta.
Al cinquantaduesimo cartello, ecco la scuola! Barbiana non è un paese, non è un villaggio, ma solo una chiesa con la canonica e poche case sparse nel bosco. Negli anni ’50 senza scuola, senza strade, senza luce, senza acqua potabile, solo pochi abitanti, era un vero esilio ecclesiastico per un sacerdote di 31 anni. Don Lorenzo, inviato lì a seguito di screzi con la curia di Firenze, non si perse d’animo. Lui, che benestante di famiglia si sentiva quasi in debito verso i poveri, sentiva che in quel nulla sarebbe cominciato qualcosa: organizzò una scuola, e questo fu il suo capolavoro.
Le parole di Piero e Marco ci hanno guidato nella conoscenza della scuola e noi ascoltavamo il racconto della vita del priore, emozionati a pensare di essere seduti nella stessa aula degli alunni di Barbiana. Tutto è rimasto com’era e lascia subito intendere l’identità di quella scuola: una scuola unica al mondo, unica per ragazzi tutti figli di contadini, unica per orari, otto ore al giorno comprese le domeniche, unica per metodo, una scuola severa e impegnativa, che poneva ai ragazzi obiettivi alti mai legati all’interesse individuale.
Il don non tollerava distrazioni e sul muro aveva fatto scrivere bene in vista una frase in inglese: “I care”, che significa “me ne importa, mi interessa”. L’ideale era l’interesse comune e il bene di tutti. “Anche nell’atrio del nostro istituto – dice fiero qualcuno di noi – alta e colorata è presente la stessa scritta!”
“Don Milani fondò tutto il suo lavoro sull’importanza del possesso della parola” ci spiega Piero.
Conoscere bene la lingua ti permette di esprimere quello che hai in testa, di capire gli altri e quindi di sentirti alla pari, e anche di difenderti. Dare ai poveri il dominio della parola, fu il suo gesto ‘rivoluzionario’.
La scuola fu la sua missione a cui dedicò la vita. Ai suoi alunni fece provare tutto: andarono al mare, visitarono le più importanti città d’Europa, impararono a stare in equilibrio sugli sci. Venne pure costruita una piscina, su una montagna dove non c’era l’acqua, perché Don Lorenzo voleva che i ragazzi imparassero a nuotare. E noi in quella piscina abbiamo fatto risuonare il nostro grido.
Don Milani amò così tanto i suoi scolari da metterli sull’altare. Lì, nella chiesetta di Barbiana, c’è un mosaico di vetri colorati che rappresenta un piccolo monaco che su un prato legge un libro. Lo fecero i ragazzi su disegno di Don Milani.
Quel monachello sull’altare, l’astrolabio e il ponticello nel bosco per Lucianino, che tanto abbiamo cercato ma invano, sono voci di un passato che è rimasto presente. L’esperienza di Barbiana resta attuale nelle periferie del mondo, in cui manca l’istruzione, e nel vuoto di valori che i giovani riempiono con altro. Il coraggio, la determinazione e la passione di Don Lorenzo Milani hanno tanto da insegnare e ci ricorda che la scuola ha sempre bisogno di educatori appassionati e rigorosi.
Al rientro la luce del sole al tramonto filtrava tra le piante e scaldava i nostri cuori.
“A me hanno insegnato che il sapere serve solo per darlo. La scuola è l’unica differenza che c’è tra l’uomo e gli animali. Il maestro dà al ragazzo tutto quello che crede, ama, spera. Il ragazzo crescendo ci aggiunge qualche cosa e così l’umanità va avanti.”
da Lettera a una professoressa
Gli alunni delle Classi Prime 2022/2023
della scuola media Don Lorenzo Milani